Assenti, presenti, eroi

Apriamo un ricco opuscolo che annuncia: La città della Cultura – Valorizzazione, Partecipazione, Competitività. Conferenza nazionale degli Assessori alla Cultura e al Turismo. Alto patronato del Presidente della Repubblica, patrocinio di Regione Lazio, Provincia di Roma, e via con un’altra dozzina di stemmini. Annunciate presenze di altissimo livello.

Il luogo: Auditorium Parco della Musica di Roma; i giorni: 22 e 23 settembre.

Bene. Siamo andati naturalmente, sperando di farci travolgere da masse di assessori e stravolgere da testimonianze delle supreme autorità.

Quattro gatti.

Facciamo l’appello degli assenti: Gianni Alemanno, Sindaco di Roma; Renata Polverini, Presidente della Regione Lazio; Patrizia Prestipino, Assessore al Turismo, Sport e Politiche giovanili della Provincia di Roma; Fabiana Santini, Assessore alla Cultura, Arte e Sport della Regione Lazio; Cecilia D’Elia, Vicepresidente della Provincia di Roma. Non sono nomi a caso. Erano tutti promessi sull’opuscolo. Forse sono passati fulmineamente mentre guardavamo dall’altra parte; certo noi non ne abbiamo visto neanche uno.

Ai piedi della lista leggiamo: è stato invitato a partecipare Giancarlo Galan, Ministro per i Beni e le Attività Culturali (insistiamo, data l’ufficialità dell’evento, a utilizzare tutte le maiuscole disponibili). Naturalmente neanche lui è apparso.

Nasce il sospetto che questa formula sia così vaga per usarla poi come alibi. Noi lo abbiamo invitato, lui non è venuto, non è colpa nostra. Ci pare un trucco discutibile. Perché allora anche noi domani organizziamo in salotto un concerto per cetra tirolese e scriviamo sul programma che è stato invitato a partecipare il papa, visto che è tedesco. E naturalmente l’invito glielo mandiamo davvero. Sono solo sessanta centesimi di francobollo.

 

Se alla precedente manifestazione erano assenti in molti, vogliamo dirvi di un evento in cui invece c’erano tutti, con una eccezione. E’ la serata di apertura del RomaFictionFest 2011. Domenica, ore 19,30. Naturalmente con i suoi regolamentari tre quarti d’ora di ritardo, un’amplificazione scadente in sala e la presenza ai lati del palcoscenico dei due totem della manifestazione davvero brutti (due omini con un televisore al posto della testa). Ma insomma, siamo a Roma...poi la serata è andata bene, e soprattutto ha trionfato con una cena all’aria balsamica della notte ancora estiva nella cavea dell’Auditorium con buoni cibi e buoni vini. Un successo mondano senz’altro. Una stupefacente Presidentessa Polverini stretta, con buoni risultati, in un appetitoso abitino da teenager. Un‘ecumenica partecipazione di gente di sinistra e di destra. Una divertente apparizione di Jim Belushi e una ragionevolmente sobria consegna di premi.

Nell’intervallo fra la premiazione e la cena, la punizione. Come annunciato nel programma sono stati proiettati i cento minuti (più di un’ora e mezza) della prima puntata della minifiction “Il Signore della truffa” prodotta per RaiUno. Un tempo che ci è sembrato infinito. Per l’irritazione non siamo nemmeno riusciti a dormire sulle poltrone comodissime della sala Sinopoli.

Più di venti sono i personaggi che si agitano sullo schermo, ma l’attore protagonista è uno solo: Gigi Proietti, il quale, con la sua bravura, purtroppo non calmierata da una regia inesistente, ottiene il triste risultato di fare apparire decisamente parrocchiali tutti gli altri, che non avevano nessun bisogno di questa spinta supplementare per adagiarsi in una recitazione macchiettistica e dialettale (è chiaro, e lo sottolineiamo, che questo tipo di scivoloni dipende quasi solo dalla regia). Un soggetto e una sceneggiatura che sembrano confezionati da dilettanti per un pubblico di cretini. Di ovvio non manca niente, dalla vecchietta pettegola al volante della cinquecento rossa alla soprano oca ma seduttiva, al napoletanino mariuolo, fino alla citazione da I soliti ignoti con le mutande stese ad asciugare in terrazza. I trucchi e le sorprese della storia sono roba da Corriere dei Piccoli per la loro rozza scemenza e inverosimiglianza. Velo pietoso su una fotografia banale (ripetutissimi primi piani sulla scollatura della seduttrice, per essere proprio sicuri che tutti capiscano dove si va a parare, o sul dito che preme il campanello di una porta. Proprio così: tutte le volte che sentiamo suonare, vediamo il primo piano del dito sul campanello). Un montaggio sconcertante per la sua mancanza di racconto, e ultima, ma per noi imperdonabile, una musica stupida, di brutti suoni da tastierina, anche questa a sottolineare in sincrono nel modo più irritante, frusto e decrepito ogni cambio di azione, per concludere la scena con il classico plin plon. Capito? Finalmente siamo arrivati al goliardico “Ammazza la vecchia...col flit!” (La fuga degli spettatori, tutti in piedi all’ultimo fotogramma, ci ha impedito di leggere sui titoli di coda il nome del responsabile. Speriamo che non sia un amico).

E’ chiaro a tutti chi era la grande assente nella serata, no? La qualità. Tremiamo a immaginare il confronto con le fiction vere, quelle americane, inglesi, tedesche.

 

Con il costo dell’opuscolo inutilmente lussuoso, e con una frazione di quello di produzione del "Signore della truffa" (abbiamo sentito fluttuare nel venticello della sera la cifra di tre milioni) si sarebbe potuto di sicuro aiutare qualcuna delle molte eroiche iniziative culturali che faticano a rimanere vive in questo momentaccio.

Ce ne sono due, che hanno debuttato in questi giorni, a cui vorremmo rendere omaggio proprio per il loro eroismo. E anche per la tigna, però. Perché non bisogna darsi per vinti. Mai.

Il Festival Pianistico di Roma, una rassegna di qualità per strumentisti appena usciti dai conservatori, e anche per star della tastiera. Scarsi i fondi, quindi il concerto di inaugurazione con l’eccellente pianista coreana, Song Eunju, si è dovuto fare nella saletta parrocchiale dei Santi Apostoli, in pieno centro storico, è vero, ma con un’acustica per niente adatta al pianoforte. Ma stringono i denti e vanno avanti. Nelle prossime date avranno Bruno Canino, e la Biblioteca Angelica. Auguri.

L’11 Music Contest, una rassegna di gruppi e solisti rock, pop, e qualunque altra denominazione in corso, ospitata dal Teatro Lo Spazio a Roma. Siamo stati presenti a varie serate e abbiamo ascoltato qualche debuttante più che buono. Anche qui i soldi non ci sono, e allora il premio è in natura. Chi vince ha il teatro per una sera, e l’incasso è suo. Buona idea, no?

 

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