Buon Natale

Quest’anno Natale capita col sole. Tutto il resto è come sempre immutato. Per esempio:

Professione mendicante.

Oltre che discretamente criminalizzata, quella dell’accattonaggio dev’essere un’organizzazione davvero ricca per permettersi l’onorario dei costumisti, truccatori, scenografi e coreografi che stipendia. La regia invece, che è roba da Oscar, è sicuramente sua (dell’organizzazione).

C’è chi dice che è un fatto spontaneo. Figuriamoci. Si tratta di assoluta professionalità.

Tutti piuttosto giovani, quelli dei semafori, con belle facce da poveri cristi, barba e capelli luridi e arruffati, ma dal taglio sapiente. Palandrana artisticamente ombrata da varie mani di sporcizia distribuite con maestria.

Come è ben spalmato e omogeneo il crostone sulle gambe, sui piedi inciabattati, sul collo. E’ probabile che stiano al trucco almeno un’oretta ogni mattina.

Per non parlare delle mamme tragiche avviluppate in scialli e sottanoni, con in braccio bambini pallidi e troppo tranquilli. E magari tenero cucciolo di accompagnamento. Qui, per il mancato piagnucolio infantile che sarebbe naturale, c’è di sicuro da identificare in qualche compiacente farmacista il fornitore di oppiacei in dosi pediatriche.

Sapiente è anche lo scenografo che piazza il misero in modo che non sia possibile ignorarlo: precario sul bordo del marciapiede sfiorato dal traffico; all’uscita dalla Feltrinelli a costringere allo slalom i clienti che hanno appena speso qualcosina per un elemento superfluo come la cultura; di fronte al supermercato, con gamba artificiale svitata dal moncherino in bella e raccapricciante mostra appoggiata lì davanti: “Voi pensate ad abbuffarvi, e io qui, su un piede solo”.

Poi c’è il lavoro del coreografo. Le stampelle sempre di qualche centimetro troppo corte, in modo che gli attori (pardon, i mendicanti) siano costretti ad appoggiarvisi in posizione squilibrata, il piede sbilenco buttato a terra di traverso, zoppicando tutti con lo stesso ritmo incerto e pietoso.

E il tremito? Anche questo studiatissimo. Ma poi perché tremano? Recitano da sciancati, mica da parkinsoniani.

E’ che anche un po’ di tremarella impietosisce.

Così come lo sguardo disperato, ma nello stesso tempo torvo. Qui agisce il subdolo messaggio del malocchio. “Io non ci credo, ma non si sa mai”.

Ultimi tocchi magistrali: il tono di voce lagnoso con qualcosa di biascicato e poco comprensibile (fame, mangiare, bambini) e i cartelli scritti a lettere ineguali, ma dalla stessa mano, o comunque attribuibili alla stessa scuola di calligrafia, rigorosamente su frastagliati pezzi di cartone da imballaggio, che espongono malattie tremende o esagerata prolificità, o tutte e due le cose insieme.

Il top lo si raggiunge con la vecchietta (magari è anche giovane: la faccia non si vede mai) prostrata come un fagotto di stracci sul selciato, in modo da rappresentare il massimo ingombro per i passanti, il barattolo degli spicci fra i piedi della gente, irritante e melodrammatico avvertimento sui capricci della sorte. Oggi a me, domani a te.

Si tratta di una messa in scena ad altissimo livello.

La formula, è chiaro, funziona. Aspetto miserabile o patetico, più presenza vagamente minacciosa e ricattatoria, più lamento iettatorio, più ingombro dello spazio comune, uguale senso di colpa; quindi mano agli spiccioli.

Da aggiungere c’è poi anche il senso di colpa accessorio, figlio dell’imbarazzo che sentiamo per il poco cristiano fastidio che ci provoca l’esibizione.

Gira e rigira, il risultato è l’elemosina.

Intendiamoci: a sapere con certezza che tutti i nostri spiccioli vanno alle (oneste) comparse che lavorano su questo set, ne saremmo ultrafelici e apriremmo volentieri il borsellino.

Purtroppo siamo sicuri che, in realtà, in tasca alla manovalanza dell’organizzazione, di monete ne vadano pochine. Il grosso se lo becca l’impresario, non c’è dubbio.

Per quanto riguarda noi, ogni tanto ci andrebbe proprio di dare un bel calcio malandrino a qualche finta stampella, e poi via di corsa…

Ma invece, siccome è Natale, vogliamo bene a tutti.

Tanti auguri.

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Commenti: 3
  • #1

    Francesco Casaretti (domenica, 25 dicembre 2016 23:39)

    Un pezzo esemplare. In effetti è proprio un vero teatro!

  • #2

    roberto Gorella (lunedì, 26 dicembre 2016 00:03)

    Arrivo al lavoro fumando e con bastone sottobraccio, identica scena alla sera . Vista personalmente quella contorsionista tremante della foto a Castel S.Angelo.

  • #3

    SALVATORE C (martedì, 27 dicembre 2016 18:31)

    CARO CAVALIER SERVENTE DEL RE SERPENTE TI AUGURO LUNGA VITA MA INTANTO UN BUON 2017 LIETO E LEGGERO
    SALVATORE COLELLA