N° 461 - Demenza Senile

L’età, si sa, manifesta il suo malvagio potere in molte maniere; una di queste è costringerci a ripetere gli stessi errori senza da essi imparare niente. Chiamasi demenza senile.

Qualche anno fa Roma (si tratta appunto dell’anziana trimillennaria affetta da questa terribile malattia) decise di intervenire sul suo ombelico di maggior traffico, Piazza Venezia, sistemandone la pavimentazione a sanpietrini che era in pessime condizioni.

Pur non essendo in via di estinzione, come ci augureremmo, il sanpietrino (piramide tronca di pietra lavica di misure variabili, ma in media 12 x 12 x 18, in uso nelle strade e piazze romane fin dal tempo di Sisto V) è una specie protetta e perciò non si tocca. E siccome è un manufatto antico, quindi artigianale, il suo uso e la sua messa in opera seguono naturalmente ritmi artigianali e non industriali. Considerazione che dovrebbe escluderlo da strade sottoposte a intenso traffico, soprattutto di bus urbani o turistici, minimo 15 tonnellate ciascuno, per limitarlo a pittoreschi vicoli e piazzette pedonali.      

All’epoca l’anziana demente non ci pensò due volte (neanche una, secondo noi) e procedette alla ricollocazione delle maledette piramidine tronche, bloccando tutta la zona per mesi in un lavoro assolutamente inutile e costoso, e ricavandone, a pochi giorni dalla riapertura al traffico, compresi i veicoli pesanti di cui sopra, un percorso così pieno di mostruose gobbe e voragini da vincere il confronto con la famigerata Parigi – Dakar, gara oggi a rischio per ragioni politico-geografiche, che potrebbe benissimo essere ripristinata, proprio qui a Roma, a Piazza Venezia, dividendone il percorso in due infernali tappe: la “via IV Novembre - via Petroselli”, e la “via del Corso – rotatoria per via del Plebiscito”. Proprio in quel periodo assistevamo riverenti ma anche irridenti all’operoso martellare dei selciatori. Sapevamo già che era un processo artigianale. Loro tranquilli, seduti per terra a sistemare i sanpietrini a mano, come cent’anni fa, mentre tutto intorno il centro storico impazziva.

Noi crediamo di essere persone normali e non riusciamo a comprendere una scelta tecnica che l’esperienza ha già dimostrato essere molto peggiore del problema a cui dovrebbe rimediare.

 

Se non dandone la colpa alla demenza senile.

Perché oggi, 8 luglio 2020, verso le 16, ci siamo trovati di nuovo davanti a una manifestazione della stessa patologia.

 

Siamo sotto il Vittoriano. A disposizione dei lavoratori c’è una distesa di sanpietrini pronti per essere posati (che, ammettiamolo, aggiunge un bel look da invasioni barbariche e crollo dell’Impero Romano ai marmi addormentati sotto il sole). Intorno, ovvio, infuria il traffico contemporaneo. 

Sfidandolo, ci accostiamo alle transenne e sbirciamo il febbrile procedere dei lavori.

 

Eccone una fase alla quale abbiamo assistito entusiasti: un forzuto giovanotto, munito di ergonomici guanti, raccoglie da terra i blocchetti a due a due e li deposita sul cucchiaio di una macchina che, quando sarà pieno, (certo, il suo tempo ci vuole!) li trasporterà per consegnarli a questi altri due forzuti: veri bronzi di Riace (quello di destra meno bronzeo; l’altro più scultoreo) i quali procederanno alla loro messa in opera.

Che consiste, lo ripetiamo, nell’appoggiare, seguendo il filo guida, su un letto di sabbia i singoli sanpietrini, uno per uno, batterli con il mazzuolo in modo che si infilino tutti alla stessa profondità, e poi, quando sono in ordine, versarci sopra del catrame liquido misto a brecciolino che riempirà gli spazi, spandendolo con un bello scopettone, che, come tecnologia, ci sembra perfettamente adeguato al resto della lavorazione.

 Non è difficile prevedere che un tipo di pavimentazione così fragile, nata per i piedi nudi dei popolani, per le babbucce dei cardinali, diciamo anche per gli zoccoli di muli e cavalli e, ci vogliamo rovinare, perfino per le ruote di rare carrozze, sprofondi al passaggio del primo bestione motorizzato da 20 tonnellate.

E’ successo ogni volta, tante volte. Siamo nel 2020, però il sanpietrino è sacro e non si cambia.

 

Mai!

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