N° 479 - Vaccino

E’ il 24 marzo, una mattinata radiosa quasi primaverile. Eccoci qui all’Auditorium Parco della Musica, istituzione da noi frequentatissima in passato, ma mai, come stavolta, in veste di paziente “a rischio in quanto ultraottantenne” pronto ad affrontare l’ultramoderna somministrazione del vaccino anti-Covid.

Come detto, la giornata è splendida, quindi non costa niente fare una minima fila davanti a quel baracchino che si vede a sinistra della foto, presentare i documenti elettronici e aspettare la chiamata. Che avviene dopo brevissimo tempo. Ma a gran voce; niente di tecnologico, anzi qualcosa di molto folkloristico (e la famosa privacy?) da parte di un simpatico signore che si affaccia al finestrino e strilla il nostro nome. Bene, entriamo; infermiere ci ricevono e ci accompagnano sollecite agli stalli di accoglienza attrezzati di schermi e tastiere: eccola la tecnologia all’opera.

Magari! Ci sediamo e in quell’istante il computer generale va in tilt, stato in cui rimarrà per una mezz’ora buona. Ma siccome siamo in Italia, anche se il cervellone è bloccato, entro pochi minuti uno sciame di ragazze si sparge nei saloni svolgendo artigianalmente con matite e foglietti il lavoro della macchina traditrice.

 

L’ago e la siringa per fortuna sono supporti ancora analogici e non digitali, quindi il siero ci viene iniettato a mano e in un attimo siamo fuori. L’impressione è di una festa di simpatia e, tutto sommato, di efficienza, sempre artigianale, intendiamoci.

Ma ci manca ancora di dire la nostra. Oggi qui, tutti ultraottantenni, siamo un campione statisticamente significativo. Nessuno si aspetta di avere il look di un nobile rinascimentale, ma una domanda ce la facciamo: perché i vecchi presenti sono vestiti tutti così male? Non intendiamo poveramente, che sarebbe una spiegazione. No, vogliamo proprio dire male: colori mal scelti che avviliscono l’incarnato già spento per l’età, casacche mortificanti per la taglia, berretti marroncini, sciarpe grigie. Eppure una stoffa di un bel colore non costa di più di una color fango. Dev’esserci in chi compra per lui: mogli, figlie, badanti, una inconscia volontà di avvilire il povero vecchio

 

Non sappiamo a chi dare la colpa; certo il risultato è terribile.

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