N° 549 - L'accumulatore seriale

Seconda metà dell’ottocento. Un giovane di belle speranze, si chiama Gennaro Evangelista Gorga, debutta nel mondo della musica come accordatore di pianoforti. Ma è inquieto: non gli basta. Scopre di avere una voce, si mette a studiare e diventa così bravo da essere chiamato da Puccini nel 1896 al Regio di Torino per il ruolo di Rodolfo alla prima mondiale de “La Boheme”, diretta nientedimeno che da Toscanini.

Successo trionfale: da quella sera è il tenore alla moda.

Però il ragazzo, che ormai ha preso il nome d’arte Evan Gorga, non solo è inquieto, ma anche un po’ squilibrato, tanto è vero che, solo tre anni dopo, cede al demone che evidentemente lo possedeva da sempre, molla la musica e diventa collezionista, anzi accumulatore: di antichità, per fortuna, e non di spazzatura, come vediamo in certe morbose trasmissioni televisive, ma comunque a un livello di assoluto squilibrio, prima mentale, e poi, inevitabilmente finanziario.

Quando muore nel 1957 a più di novant’anni, braccato dai creditori, ha raccolto in tutto centocinquantamila pezzi antichi che tiene stipati in dieci appartamenti in Via Cola di Rienzo, di cui naturalmente non riesce a pagare l’affitto.

 

Mania ossessiva compulsiva. Con questa diagnosi il collezionista viene riconosciuto malato inguaribile (qualunque collezionista, mica solo lui). L’ultimo pezzo per completare la raccolta non esiste, così la caccia non finisce mai.

Perché parliamo di Evan Gorga? Perché il museo di scultura antica a Palazzo Altemps gli dedica una bella mostra permanente.

 

Apriamo una parentesi. Secondo noi tutti i musei dovrebbe essere come l’Altemps. Un magnifico palazzo rinascimentale, belle sale con pochi pezzi strepitosi e la certezza per il visitatore di arrivare in fondo al suo festino artistico senza l’indigestione che inevitabilmente ti paralizza, per esempio ai Musei Vaticani, dove, già alla terza sala gremita di capolavori, arriva il coccolone da bulimia e cominci a non capire più niente. 

In mostra ci sono milleottocento pezzi antichi: una minima percentuale del totale raccolto dal povero Gorga, che però esprimono con assoluta precisione il quadro clinico della sua malattia: bronzetti, marmetti, intonaci, stucchi, ex voto, avori, giocattoli, ceramica, terracotta, piastrelle, lucerne, specchi, armi, vetri, monete; si rimane senza fiato.

Immaginare l’oppressione in quegli appartamenti di Via Cola di Rienzo nei quali, nascondendosi dagli strozzini che gli davano la caccia, sicuramente il nostro squilibrato passava giorni e notti di beatitudine e di angoscia.

Anche noi, bisogna ammetterlo, abbiamo avuto delle fitte di piacere guardandoli, perché gli oggetti accumulati dalla buonanima e astutamente ammonticchiati nelle vetrine dal curatore, così numerosi e stretti per trasmettere l’affanno maniacale del collezionista, presi singolarmente sono tutti molto interessanti.

A noi, allora, il bello; la patologia la lasciamo a Gorga.

 

 

 

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