N° 556 - Sex and the Church - Prima Puntata - La Tentazione

Si è inaugurata qualche giorno fa alla Galleria d’Arte Moderna di Roma una mostra su Domenico Morelli, pittore napoletano dell’800, il cui capolavoro di grande formato “Le tentazioni di S. Antonio” riempiva una parete.

E’ un bellissimo quadro, dicono gli storici dell’arte; e noi aggiungiamo che è anche molto chiaramente indicativo di quello che la Chiesa intende quando parla di tentazioni.

 

Non oro, non potere, ma sesso. Sex and the Church; basta guardare la fanciulla discinta e popputa che fa capolino sotto la stuoia del povero Santo, accovacciato lì accanto, spaventatissimo. E quell’altra, sullo sfondo, furbetta in attesa di vedere come va a finire…

Certe poppe sono peccaminose, altre no. Ci riferiamo naturalmente a quelle che servono per allattare; possibilmente Gesù Bambino, ma anche altri santi neonati, perfino neonati non santi, la cui presenza neutralizza quella del maligno, che su ogni centimetro di pelle nuda, specialmente nei dintorni di zone sensibili, è capace di imbastire una deriva malandrina.

Quindi a questo proposito, visto che non si possono ignorare, parliamo di quelle della Madonna, parliamo del lattante e, già che ci siamo, di anatomia.

Questa non è un’analisi artistica, è solo il resoconto dello stupore che ci prende all’osservare le Maternità della pittura prerinascimentale. Rappresentazioni in cui l’anatomia, addirittura la semplice osservazione dal vero, decollano verso orizzonti sconosciuti.

Sì perché i Bambinelli (spesso dipinti come adolescenti ben oltre l’età dell’allattamento, ma sempre miniaturizzati alla taglia di un poppante), stanno attaccati a sacre mammelle che, fra drappi e manti, fanno capolino da una spalla, da un’ascella, da una clavicola, da punti del corpo dove nella realtà c’è tutt’altro.

Forse questa indifferenza verso la correttezza anatomica serviva a rendere irreale, e quindi non pericolosa per il fedele uomo la visione di una ghiandola che, papi o non papi, manteneva ben saldo il suo richiamo più terreno che spirituale.

 

Tanto è vero che, qualche anno più tardi, questo concetto che all’epoca non era ancora chiaro né agli artisti né ai loro ecclesiastici committenti, fu codificato dal Concilio di Trento, lo stesso che poi decise di far mettere i mutandoni alle figure di Michelangelo nel Giudizio Universale.

E da allora, nell’arte sacra, addio ai richiami sessuali; se non quelli astutamente contrabbandati da qualche artista malizioso come estasi mistica.

 

 

A chiarire l’argomento bastano le espressioni di due famosissime primedonne della santità, Teresa d’Avila e la Beata Albertoni, che ci fanno l’occhiolino (di marmo) da quattro secoli, forse per farci capire che per una volta quel furbacchione di Bernini gliel’ha fatta a imbrogliare Santa Madre Chiesa. 

L’ultima parola (non nostra) la lasciamo al diario di Santa Teresa. “In un'estasi mi apparve un angelo tangibile nella sua costituzione carnale et era bellissimo; io vedevo nella mano di questo angelo un dardo lungo; esso era d'oro e portava all'estremità una punta di fuoco. L'angelo mi penetrò con il dardo fino alle viscere e quando lo ritirò mi lasciò tutta bruciata d’amore per Dio…”

 

 

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