N° 595 - Microbiografie Irrispettose - Alecsandr Borodin 1833 - 1887

Accademia Medica di San Pietroburgo, anno 1856. C’è uno studente che si diploma con il massimo dei voti discutendo una tesi su “L’analogia dell’acido arsenico con il fosfatico nell’azione sull’organismo umano”. Il neodottore in chimica si chiama Alecsandr Borodin.

 E’ figlio naturale del principe georgiano Stepanov e della sua giovane, bella e intelligente amante Evdokija. Il principe però è sposato, e allora pensa bene di far adottare il bambino dal suo sottoposto Porfirij Ionivic Borodin.

In questo modo il piccolo Alecsandr risulta servo della gleba come suo padre, perciò proprietà assoluta del principe. Il quale, malgrado tutto doveva essere una brava persona perché poco prima di morire lo riconosce assicurandogli il benessere e il livello sociale (sempre, ma allora e in Russia ancora di più, essere un contadinello figlio di contadini non facilitava certo la vita).

 

Il ragazzo cresce con la mamma in un villaggio vicino a San Pietroburgo. E’ in gamba: studia e impara a parlare diverse lingue, a suonare vari strumenti, e soprattutto (la vera vocazione) a confezionare fuochi d’artificio.

Come abbiamo visto, si diploma in chimica e inizia il servizio all’Ospedale Militare. Qui, colpo di scena, incontra Mussorgsklj che apprezza e sostiene la sua disposizione per la musica e diventano amici. A Borodin non basta e si dà da fare per conoscere anche Balakirev che lo fa entrare nel suo circolo come artista ufficiale. E’ fatta.

 

A questo punto della sua vita troviamo il nostro chimico-compositore a San Pietroburgo, felicemente sposato e inserito nella professione (di chimico), che d’inverno si dedica all’insegnamento e alla ricerca; d’estate, con le scuole chiuse, riesce anche a scrivere qualche nota (di musica).

Il suo problema è il tempo: non ne ha mai abbastanza per tutte le cose che deve fare. C’è da terminare quello studio: “L’azione dello zincoetile sul cloroiodoformio” che interferisce con le scadenze di consegna della partitura del “Principe Igor” la monumentale opera che alla fine gli darà il successo nel mondo dell’arte (postumo, perché non riuscì mai a completarla; fatica toccata dopo la sua morte agli amici Glazunov e Rimskij-Korsakov).

Purtroppo gli piombano addosso grossi problemi di salute: colera abbinato a complicazioni cardiache. Tanto è vero che il 27 febbraio 1887, a una festa della sua Accademia, mentre balla mascherato da pastorella, cade a terra e muore di infarto sul pavimento.

Per spiegare il contesto di questo incidente, pare che una delle tante bizzarrie di Borodin fosse proprio quella di mascherarsi, preferibilmente da donna, in qualsiasi occasione.

E ce n’è ancora un’altra, di bizzarria, riferita dal nostro Alfredo Casella che lo conosceva bene: per un lungo periodo della sua vita Borodin fu preda di una crisi religiosa che lo spingeva a vagare da un convento all’altro, in cerca della vera icona miracolosa. “Era diventato spaventosamente bigotto e trascorreva intere giornate in chiesa”.

 

Dopo il lavoro di revisione e completamento degli allievi - amici, la sua opera “Il Principe Igor” andò in scena ed ebbe un tale successo che in dieci anni i suoi diritti d’autore erano arrivati alla folle cifra di 50.000 rubli, poi girati al Conservatorio di San Pietroburgo per istituire borse di studio a suo nome.

Borodin stesso considerava la musica un riposo dalle occupazioni più serie, che erano naturalmente le sue giornate passate fra alambicchi e provette. Eppure aveva una facilità melodica tale che i suoi temi, anche se non ci aveva lavorato troppo, riuscivano irresistibili.

Tanto è vero che nel 1953, due musicisti americani: Wright e Forrest, rielaborarono quelli del Principe Igor, realizzando il musical “Kismet” che divenne uno dei più grandi successi di Broadway, con il tema principale “Stranger in paradise” trasformato in una hit di Bing Crosby, Tony Bennett, Four Aces, eccetera eccetera.

Quando c’è la chimica (nella musica) …

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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