N° 647 - Microbiografie Irrispettose - Cristoph Willibald Gluck 1714 - 1781

La vita di Cristoph Willibald Gluck apre con papà Alexander e chiude con la regina Maria Antonietta. In mezzo c’è uno spazio pieno, come vedremo, di Conti, Duchi e Principesse ben disposti, di novità stilistiche proposte e accettate e di musica eccelsa che fanno di lui uno fra i compositori più ammirati della sua epoca.

Dunque, papà Alexander Gluck, uno dei quattro figli di nonno Hans Adam Gluck, tutti guardiacaccia, è per un breve periodo aiutante di campo del generale Eugenio di Savoia.

Finita la parentesi militare decide di seguire anche lui la tradizione di famiglia e nel 1711 ottiene il posto di guardia forestale a Erasbach, sostituendo il predecessore a cui qualcuno aveva sparato nel bosco.

Si costruisce una casetta ai limiti della foresta dove nasce nel 1714 Cristoph Willibald. Il quale, da subito, manifesta un precoce talento musicale, altrettanto prontamente ostacolato dal padre che, senza rendersi conto del capitale che ha in mano, insiste per fargli continuare la tradizione dei Gluck guardiacaccia e se lo trascina dietro con il resto della famiglia e lo schioppo in spalla prima nella tenuta di Oberkreibitz, poi alla riserva di Eisenberg.

Cristoph non ne può più, scappa di casa e per un po’ si arrangia come suonatore e cantante ambulante. Per fortuna arriva presto una riconciliazione in famiglia e può finalmente andare all’università di Praga a continuare gli studi regolari.

 

Senza laurearsi passa a Vienna. Qui fa il primo incontro importante: il principe Lobkowitz che lo scrittura come musico da camera e lo presenta a colui che diventerà suo protettore, il nobile Antonio Maria Melzi, che si preoccupa di fargli proseguire gli studi di musica e lo porta con sé per impiegarlo nella sua orchestra a Milano.

In quell’Europa che per le continue guerre vedeva cambiare i suoi confini un giorno sì e uno no, che lingua parlavano e come si capivano le persone? Nelle sue memorie Antonio Salieri, suo allievo e amico, che fra l’altro aveva gli stessi problemi, scrive: “Gluck, la cui lingua madre è il ceco, si esprime con difficoltà in tedesco e ancora peggio in francese e in italiano, e spesso mescola parole e verbi delle quattro lingue”.

 Nel ’45 è a Londra dove incontra Haendel che non lo stima un gran che: “Il mio giovane amico appena arrivato si intende di contrappunto come il mio cuoco”. Finalmente torna a Vienna, dove diventa kapellmeister del principe di Saxe-Hildburghausen e dove farà base, tranne frequenti viaggi soprattutto a Parigi, per il resto della sua vita.

Nel ‘56 il Papa Benedetto XIV lo nomina Cavaliere dello Speron D’Oro e da allora si firma “Cavalier De Gluck”.

 

Nel 1774 lo prende definitivamente sotto la sua protezione e gli commissiona l’opera “Ifigenia in Aulide” il secondo personaggio fondamentale della sua vita, Maria Antonietta d’Absburgo, la nuova Regina di Francia, moglie di Luigi XVI nonché sua affezionata e ottima allieva di canto, clavicembalo, arpa e flauto, che, da quel momento e prima di fare la brutta fine che sappiamo, non gli farà mai mancare il suo favore.

Prima di sposare il futuro Re di Francia Maria Antonietta e tutti i suoi nobili familiari si riunivano a palazzo per cantare e suonare le musiche del loro maestro, Gluck. Addirittura il 24 gennaio 1765 il fratello di lei, il Sacro Romano Imperatore Leopoldo II aveva diretto una sua opera, il “Parnaso Confuso”.

Parigi, dove riesce ad infilarsi con eleganza e abilità e ad ottenere una sontuosa scrittura con l’Academie Royale de Musique, si rivela il palcoscenico ideale per Gluck, il quale, dopo una serie di prove tempestose in cui maltratta tutti gli interpreti, cacciandone anche qualcuno, debutta il 19 aprile alla presenza del bel mondo, fra cui Rousseau, “deliziato dalle sue arie” con un controverso successo, parte del quale tutti giustamente riconoscono a Maria Antonietta.

La “Ifigenia” scatena una guerra fra i sostenitori di Gluck e quelli dell’Opera Napoletana, che arrivano a chiamare a Parigi il maggior rappresentante di quest’ultima, Niccolò Piccini e a dare inizio a una faida fra Gluckisti e Piccinnisti durata un bel po’ e conclusa a favore di Gluck, specialmente dopo la messa in scena del suo capolavoro “Orfeo ed Euridice”.

 

L’erede musicale di Cristoph Willibald a Parigi è Antonio Salieri, che lui ha preso sotto la sua ala fin dai tempi di Vienna. Lo associa nella realizzazione dell’opera “Les Danaides” che viene presentata al pubblico parigino come una collaborazione fra i due.

Dopo il clamoroso successo della rappresentazione, Gluck, con grande generosità e con un occhio al successo del più giovane amico confessa sul “Journal de Paris” che il lavoro è interamente di mano di Salieri.

Il 15 novembre 1787, mentre brinda a tavola con gli amici, ha un attacco di cuore e muore poche ore dopo.

Tutti lo piangono e alla fastosa cerimonia che viene organizzata poco dopo il suo funerale l’amico, allievo e successore Salieri lo ricorderà dirigendo il suo “De Profundis”.

 

 

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