
Suo padre è direttore della Scuola Imperiale di Musica Militare di Vienna, quindi non si può dire che non nasca nel posto adatto. E anche nel momento giusto perché a otto anni viene accettato come studente e come pensionante a casa di Mozart, il quale, non solo non gli fa pagare né la retta né le lezioni, impressionato dal suo precoce talento, ma gli dà anche la possibilità di esibirsi in pubblico per la prima volta a nove anni come ospite in uno dei propri concerti.
Partito col piede giusto, il giovane Hummel prosegue ancora meglio, accompagnato dal padre, in una trionfale tournee in Europa. Arrivato a Londra, ci si ferma per quattro anni (è davvero penoso immaginare questi ragazzini sbattuti in interminabili viaggi e soggiorni lontani da casa, senza alcun confort e sicurezza). Qui prende lezioni dal famosissimo didatta Muzio Clementi e, sempre a Londa, nel 1791, conosce Haydn che si trova lì in quel periodo, il quale per lui compone una sonata, che il ragazzino esegue alla Hanover Square Rooms, ricevendo dal compositore alla fine del concerto una ghinea in regalo.
Lo scoppio della Rivoluzione Francese blocca tutto e allora lui e papà ritornano a Vienna, dove il piccolo prodigio continua con le lezioni di Albrechtsberger, Haydn e Salieri.
In questo periodo arriva in città Beethoven per studiare anche lui dagli stessi professori e così diventa compagno di Nepomuk, la cui autostima all’inizio soffre della presenza di un così ingombrante collega, ma poi si riprende, tanto è vero che la loro amicizia dura fino alla morte di Ludwig, al cui concerto commemorativo Hummel si esibisce, secondo le volontà del defunto, in una improvvisazione e stringe un altro dei suoi innumerevoli contatti umani, questa volta con Schubert, presente al funerale fra i portatori della bara e come devoto ammiratore del defunto.
Nel 1809 succede a Haydn come kapellmeister al servizio del principe Nicola II Esterhazy. Sette anni regge questo incarico, poi lo cacciano per aver trascurato i suoi impegni, e allora lui si butta in un viaggio di concerti in tutta Europa e in Russia e si sposa con la cantante Elisabeth Rockel.
Nel ’19 diventa kapellmeister a Weimar, un incarico molto vantaggioso. Ogni anno ha tre mesi liberi nei quali può sbizzarrirsi con i suoi concerti e i suoi viaggi senza rischiare un altro licenziamento per inosservanza di contratto. Alla fine riesce a diventare il musicista più pagato dell’epoca.
Anche qui a Weimar, seguendo la sua innata vocazione di PR di sé stesso, diventa amicissimo di Goethe e Schiller, che sono i poeti chiamati a Corte da Re Karl August, e trasforma la città in una brillantissima capitale della musica europea, programmando serate con solisti famosi come Paganini (anche lui suo amico di peso), dirigendo opere di Rossini e von Weber; in più organizza concerti di beneficenza per i colleghi poveri e si batte per la tutela (ancora all’inizio) del diritto d’autore.
In questo periodo pubblica il “Corso teorico e pratico completo sull’arte di suonare il Piano Forte”, che appena uscito vende migliaia di copie (un best seller per l’epoca) e diventa un riferimento obbligato per tutti i pianisti del secolo, fra cui Carl Czerny, a sua volta insegnante di Liszt.
Di questo testo si nutrono anche Chopin e Schumann. Quest’ultimo chiede di diventare allievo di Hummel, ma gli negano il permesso a causa della sua precaria situazione mentale (è già matto da legare). A suo tempo anche Liszt aveva a chiesto di studiare con Hummel, ma suo padre si era rifiutato di pagare la retta esorbitante che il maestro chiedeva, così il ragazzo era finito nelle mani di Czerny, peraltro ottime mani, ma evidentemente non così apprezzate come quelle di Hummel.
Fra un viaggio, una festa e una lezione, Nepomuk trova il tempo di scrivere un sacco di musica per il pianoforte, di cui è ormai uno dei più grandi virtuosi al mondo: otto concerti, dieci sonate, otto trii, un quartetto, due quintetti, due settimini e molto altro.
Nonostante la sua fama mentre era in vita, dopo la morte la sua musica è travolta e spinta di lato dall’onda romantica che si abbatte sul mondo proprio in quel periodo, e da allora, forse anche oscurata da Mozart e Haydn, non è più veramente riemersa.
Più della sua musica, gradevole, corretta, elegante, ineccepibile, ma, diciamolo sottovoce, mai emozionante, ci colpisce la sua capacità di muoversi senza un passo falso in un mondo di regole precise, di ruoli immutabili, di suscettibilità e antipatie continue, con un’abilità e un equilibrio invidiabili avvolgendo in una ragnatela che fa capo sempre a lui tutti quelli che contano (e gli possono servire).
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